Il profumo nella storia: le verità che non sapete

Scopriamo la storia di uno dei gesti beauty più comuni, quello di vaporizzare il profumo sulla pelle.

Il profumo nella storia: le verità che non sapete

Sarà che, come diceva Yves Saint Laurent, “Il profumo è il fratello del respiro”. Annusare ci viene naturale, d’altronde l’olfatto è uno dei cinque sensi. Così, un po’ per genetica un po’ per curiosità, in fatto di fragranze siamo tutti più o meno ferrati.

Il profumo stimola tutto ciò che appartiene alla parte più irrazionale della mente. Ha il potere di far rivivere momenti e sensazioni che appartengono a un lontano passato. Porta con sé messaggi e ricordi che indissolubilmente si legano ai più intimi pensieri. E non c’è forte sensazione che non sia accompagnata da impercettibili profumi.

Da sempre il profumo svolge numerose funzioni, che qui possiamo raggruppare in sette classi:

  • la funzione sacra (mette in rapporto la persona con gli dei attraverso gli aromi impiegati nei riti sacri, nelle imbalsamazioni o durante le offerte);
  • la funzione seduzione (arma invisibile per piacere);
  • la funzione aristocratica (è stato per lungo tempo prerogativa di pochi);
  • la funzione piacere (dona un carattere particolare a chi lo indossa);
  • la funzione vitalità (nell’antica Grecia dava forza e fiducia agli atleti);
  • la funzione identità (evoca una persona anche quando non c’è, oppure aiuta a ricordare eventi passati);
  • la funzione benessere e medica (attraverso l’aromaterapia).

l termine profumo proviene dal latino per fumum, che significa letteralmente “attraverso il fumo”. L’origine etimologica, quindi, va ricercata nell’utilizzo di alcuni oli e aromi essenziali, come l’incenso, che venivano bruciati in offerta a dei e antenati.

Il quando del profumo, si perde nella notte dei tempi, ma lo si ritrova, con storica certezza, sulle are delle religioni antiche, dove – in occasione di sacrifici rituali – si fanno ardere sostanze profumate per coprire l’odore del sangue delle vittime.

Non si può datare con certezza il primo impiego di essenze profumate da parte dell’uomo. Quel che è certo è che oli e aromi essenziali hanno sempre giocato un ruolo di primo piano tanto nelle pratiche religiose quanto nell’arte più profana della seduzione. Nel corso dei secoli mercanti e regine si sono contesi i segreti custoditi da maestri profumieri italiani e francesi.

È l’antico Egitto, però, a fornirci la prima vera testimonianza dell’utilizzo del profumo. Qui il profumo è sempre presente nei templi e nei rituali religiosi: purifica il corpo e la mente della persona in vita ed è parte integrante del rito dell’imbalsamazione dei defunti. Per gli egizi i profumi sono soprattutto l’emanazione del “sudore divino”, ciò che unisce il popolo alle divinità.

Il ruolo sacro dei profumi è definito nelle Sacre Scritture, in particolare nel Libro dell’Esodo. Dio aveva ordinato di costruire un altare sul quale offrirgli profumi.  Il Signore dice a Mosè: “

Procurati balsami: storace, onice, galbano come balsami e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l’arte del profumiere. Ne ridurrai una parte in minutissima polvere, e ne porrai davanti alla Testimonianza nella tenda di convegno, dove io m’incontrerò con te. Cosa santissima sarà da voi ritenuta» (Es. 30, 34-36).

L’arte di miscelare gli aromi si diffuse anche in Occidente, in Grecia e a Roma. Fin dall’epoca Cretomicenea (1500 a.C.), i Greci credevano nell’esistenza di esseri divini rivelati dagli aromi e dai profumi. Malgrado il veto morale di Socrate, i profumi erano talmente apprezzati da essere considerati creazione degli stessi dei. Per questo, presso questo popolo, accanto all’importanza delle essenze profumante nelle celebrazioni del culto, il profumo era legato a tutti i passaggi della vita: la nascita, il matrimonio, la morte erano tutte accompagnate da fumigazioni e unzioni profumate dalle virtù purificatrici e sacre.

Ma fu in Oriente che il commercio di aromi e spezie conobbe un grande sviluppo. La scoperta dell’arte della distillazione dà un enorme impulso al mercato dei profumi. Gli Arabi non sono gli inventori di questa tecnica ma l’hanno raffinata e diffusa.

Nel 1600 nasce l’Acqua di Colonia. Secondo alcuni, suo “inventore” fu Gian Paolo Feminis, originario di Santa Maria Maggiore, cittadina della Val Vigezzo (nell’attuale provincia del Verbano Cusio Ossola). Originariamente venditore ambulante, Feminis inventa e produce una sostanza che, a suo dire, guarisce tutti i mali. Si chiama Aqua Mirabilis. Trasferitosi a Colonia, in Germania, questo liquido diventa Acqua di Colonia. Secondo altri, a “inventare” questa essenza fu un altro italiano, Giovanni Maria Farina, anche lui della Val Vigezzo. La formula messa a punto dal Farina comprende una trentina di essenza, tra cui limone, cedro, arancia, pompelmo, lavanda, timo e rosmarino.

Nell’Ottocento una scoperta rivoluziona il mondo dei profumi: la sintesi dell’urea, ottenuta da Friedrich Wöhler nel 1828. Questa scoperta dà l’avvio alla chimica organica, contribuendo all’evoluzione della profumeria attraverso l’utilizzo degli aldeidi. Quest’ultimi sono degli elementi sintetici che aumentano all’infinito la possibilità di disporre di diverse profumazioni. Componenti naturali e prodotti di sintesi sono poi uniti a sostanze chiamate fissatori, che hanno il compito di “ancorare” il profumo alla pelle. I fissatori hanno caratteristiche particolari, tra cui quelle di essere poco volatili, incolori, solubili nell’alcol e negli oli essenziali.

Nasce così la profumeria moderna. Poco a poco compaiono prodotti di sintesi di alta qualità, con prezzi accessibili e con note inedite nelle composizioni.

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