11 problemi che si possono affrontare con la musica

Non c’è situazione che la canzone giusta non possa accompagnare. La musica sa “caricarci”, consolarci, tenerci allegri. Ma può trovare anche diverse applicazioni scientifiche, perché agisce sulle zone più remote e primitive del cervello. Ecco le più curiose.

11 problemi che si possono affrontare con la musica

Udito. In certi casi, l’ascolto continuativo di musica può prevenire i naturali problemi di perdita dell’udito legati all’età. Uno studio condotto su 163 adulti, metà dei quali musicisti professionisti, ha dimostrato come i cultori di musica riuscissero a processare i suoni meglio dei soggetti di controllo, con una discrepanza che aumenta con l’età. Un musicista 70enne riesce in media a distinguere i suoni in un ambiente rumoroso con la stessa efficacia di un 50enne non musicista

Nascite premature. La musica può costituire un dolce sottofondo per i lunghi soggiorni a cui sono costretti i bebè nati prima del termine. Ricercatori canadesi hanno osservato che far ascoltare musica a neonati prematuri aiuta i piccoli a sopportare meglio il dolore e incoraggia migliori abitudini alimentari, favorendo l’aumento di peso. I generi preferiti? La musica classica – spesso Mozart – e suoni che ricordino il battito cardiaco della madre e i rumori ovattati dell’interno dell’utero: questi ultimi favorirebbero il sonno nei piccoli in ospedale.

Piante depresse. Oltre alla crescita dei neonati, la musica incoraggerebbe quella delle piante. Almeno è quello che sostengono alcune teorie raccolte in un volume del 1973, intitolato The Sound of Music and Plants, scritto dalla professoressa universitaria del Colorado Dorothy Retallack. In uno dei suoi esperimenti, Retallack fece ascoltare a due gruppi identici di piante due diversi generi musicali: musica rock e musica lounge di sottofondo. Dopo 2 settimane, le piante che avevano ascoltato musica rock apparivano cresciute, ma curve e con le foglie cupe e ingiallite, lontane dagli altoparlanti. Le piante del secondo gruppo erano cresciute in modo uniforme e apparivano verdi e rigogliose, quasi protese verso la fonte musicale.

Lesioni cerebrali. La musica è un importante strumento di riabilitazione cognitiva per chi ha subito lesioni cerebrali, o affronta le conseguenze di malattie neurodegenerative. L’ascolto della musica preferita può migliorare l’umore e la collaborazione di pazienti colpiti da ictus; stimolazioni ritmiche sonore possono aiutare nel recupero di alcune funzioni linguistiche e sonore. Nei pazienti con Parkinson, servono da coaudiuvanti negli esercizi volti al recupero dell’equilibrio.

Collante (o repellente). La musica funziona da catalizzatore sociale, regalando un’identità comune a molti gruppi di giovani. Questo è noto da tempo, ma forse non tutti sanno che può sortire anche l’effetto opposto: può anche allontanare dai luoghi in cui risuona chi non apprezza quel tipo di melodia. Lo sanno bene alcuni negozi eleganti, biblioteche silenziose e hall degli alberghi che attraverso la musica classica allontanano la clientela indesiderata (per esempio un audience troppo giovane che non sempre gradisce il genere). Quando il cervello ascolta qualcosa che non apprezza, inibisce la produzione di dopamina, un ormone che ci fa sentire appagati. Così, si andrà a cercare altrove melodie che ci facciano stare bene.

Cuore a pezzi. E non ci riferiamo alle pene d’amore, ma alle patologie cardiache. È stato dimostrato che una musica rilassante può risultare utile nella convalescenza di pazienti che hanno subito operazioni cardiache o sono reduci da infarto, perché abbassa la pressione sanguigna, riduce il battito cardiaco e aiuta a ridurre l’ansia. Una musica allegra e dinamica, specie se gradita, fa espandere i vasi e intensifica la circolazione del sangue, favorendo la salute del cuore.

Performance sportive. Uno studio britannico del 2005 ha dimostrato che l’ascolto di musica può migliorare del 20% le prestazioni sportive. L’equivalente legale del doping, solo che questo non fa male alla salute.

Teenager terribili. Non è solo la melodia di un brano a sortire effetti positivi. Anche il suo contenuto può dare benefici importanti. Uno studio inglese del 2008 ha dimostrato come l’ascolto di brani con un messaggio sociale positivo (come “Heal the World” di Michael Jackson) incoraggi comportamenti collaborativi negli adolescenti (che durante l’esperimento si prestarono più volte a raccogliere una matita lasciata “accidentalmente” cadere dagli sperimentatori). Lo stesso effetto non si ottiene con brani “neutrali”.

Alfabetizzazione. Alcune orchestre organizzate nei luoghi più disagiati del mondo hanno il merito di togliere i ragazzi dalla strada e indirizzarli verso un nuovo obiettivo comune. Ma la musica può agire in un modo ancora più concreto. Uno studio americano del 2009 ha dimostrato che imparare a leggere la musica e riconoscere le note musicali in età scolastica potenzia anche le abilità di lettura generali, contribuendo all’alfabetizzazione.

Promozioni subliminali. Dalle grandi cause sociali passiamo al più concreto mondo degli affari. Si è visto che la musica di sottofondo fatta risuonare in un negozio incoraggia certi tipi di acquisti. Far ascoltare musica francese in un negozio di vini spingerà all’acquisto di bottiglie d’Oltralpe. Far ascoltare musica tedesca, farà fare incetta di vini tedeschi (per quelli italiani ci auguriamo basti il profumo).

Alterazioni del gusto. Restando in tema di vini, la musica può contribuire anche al modo di percepire il sapore di quello che abbiamo nel bicchiere. Anche il vino rosso più economico, assaporato con un brano caldo e profondo di sottofondo, potrà sembrare più corposo del 60%; lo stesso effetto di “priming” (condizionamento) interessa il vino bianco: assaporatelo con una canzone allegra e frizzante nelle orecchie e vi sembrerà più fresco e fruttato.

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